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Spese sanitarie e cashback, intervista al dr. Natale Borrello

Leggi l'articolo... La normativa fiscale italiana prevede diverse detrazioni e, come abbiamo imparato per esperienza quotidiana nei nostri studi professionali, le detrazioni relative alle spese sanitarie rappresentano una tipologia di grande interesse. Sembra utile allora avere almeno un’idea di questa voce della dichiarazione dei redditi anche solo per poter orientare i propri pazienti i quali, specialmente in questa fase storica particolarmente sofferta, mostrano verso questa tematica una particolare attenzione. Peraltro, l’introduzione del bonus cashback ha acceso ancora di più i riflettori sui meccanismi di rimborso legali e capita sempre più spesso che, al momento della fatturazione, ci si possa trovare ad affrontare l’argomento.
In che percentuale lo Stato riconosce la detrazione Irpef per le spese sanitarie e quali sono le spese per le quali si ha diritto a tale detrazione?
È possibile portare in detrazione dall’Irpef il 19% delle spese sanitarie per la parte eccedente l’importo di 129,11 euro (la cosiddetta franchigia). In sostanza, la detrazione spettante è pari al 19% della differenza tra il totale della somma spesa e la franchigia di 129,11 euro. Le spese per le quali si ha diritto alla detrazione Irpef (19%) sono ad
esempio quelle relative a: acquisto di medicinali (anche omeopatici) da banco o con ricetta medica, prestazioni specialistiche, analisi, indagini radioscopiche, ricerche e applicazioni, terapie, prestazioni chirurgiche, acquisto o affitto di dispositivi medici e attrezzature sanitarie (comprese le protesi sanitarie). Inoltre, sono detraibili, nella stessa misura del 19%, le seguenti spese di assistenza specifica: assistenza infermieristica e riabilitativa (per esempio, fisioterapia, kine-siterapia, laserterapia, eccetera) e prestazioni rese da personale in possesso della qua-
lifica professionale di addetto all’assistenza di base o di operatore tecnico assistenziale esclusivamente dedicato all’assistenza di retta della persona.

Ci fa qualche esempio concreto di visita medica specialistica/esame detraibile e qualche esempio di spesa medica/esame che invece non è detraibile?
Sono detraibili, senza necessità di prescrizione medica, le prestazioni rese da: psicologi e psicoterapeuti per finalità terapeutiche, dai biologi nutrizionisti la cui professione, pur non essendo sanitaria, è inserita nel ruolo sanitario del Servizio sanitario nazionale, dagli ambulatori specialistici per la disassuefazione dal fumo di tabacco (parere Ministero della Salute del 20 ottobre 2016). Rientrano tra le spese specialistiche detraibili, ma solo se sono state eseguite in centri autorizzati e sotto la responsabilità tecnica di uno specialista, le terapie e gli esami di seguito elencati a titolo esemplificativo: esami di laboratorio e controlli ordinari sulla salute della persona, ricerche
e applicazioni, elettrocardiogrammi, ecocardiografia, elettroencefalogrammi, T.A.C., risonanza magnetica nucleare, ecografie ecc. Non sono detraibili le spese per prestazioni meramente estetiche.

Come funziona il meccanismo nel caso di spese relative a patologie esenti?
Quando le spese sanitarie e di assistenza specifica sono relative a patologie che danno diritto all’esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria pubblica, devono essere indicate in maniera distinta nella dichiarazione dei redditi. Questo perché per esse è prevista la possibilità di non perdere la parte di detrazione che non trova capien-
za nell’imposta annua dovuta. Infatti, la parte di spesa che non ha trovato capienza nell’Irpef dovuta dalla persona affetta dalla patologia può essere portata in detrazione, nel limite massimo di 6.197,48 euro, dal familiare che l’ha sostenuta. Le patologie che danno diritto all’esenzione dalla partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie correlate sono state individuate dal decreto n. 329/1999, successivamente modificato dal Dm 296/2001 e dal regolamento delle malattie rare (Dm 279/2001). In questi decreti sono anche individuate, per ciascuna patologia, le correlate prestazioni che godono dell’esenzione. Per avere diritto all’esenzione, le persone affette da tali patologie devono essere in possesso di un’apposita certificazione, rilasciata dalla Asl di appartenenza che riporta (nel rispetto della
privacy) un codice numerico identificativo della malattia. Una documentazione medica o un’autocertificazione che ne attesti il possesso è necessaria, invece, per stabilire la connessione tra spesa sostenuta e patologia esente. I documenti giustificativi delle spese possono essere intestati indifferentemente al contribuente con la patologia o al familiare che le ha sostenute. Se i documenti sonointestati a quest’ultimo, ma non indicano la persona a favore della quale sono state effettuate le spese, è necessario integrarli con tale informazione.

Come si possono pagare le spese sanitarie per beneficare della detrazione?
In base a quanto previsto dall’articolo 1, comma 679, della legge n. 160/2019, a partire dal 1° gennaio 2020, la detrazione dall’imposta lorda spetta a condizione che l’onere sia sostenuto con versamento bancario o postale ovvero mediante altri sistemi di pagamento tracciabili (bancomat, carte di credito) previsti dall’articolo 23 del decreto legislativo n. 241/1997. Il successivo comma 680 stabilisce inoltre che tale disposizione non si applica alle detrazioni che spettano per le spese sostenute per l’acquisto di medicinali e di dispositivi medici ed alle detrazioni per prestazioni sanitarie rese dalle strutture pubbliche o da strutture private accreditate al servizio sanitario nazionale.

L’imposta di bollo è detraibile?
L’imposta di bollo, che attualmente è pari a 2 euro, e che deve essere applicata sulle fatture esenti da Iva di importo superiore a 77,47 euro, è detraibile se pagata dal cliente ed evidenziata a parte sulla fattura.

Che cosa è il bonus cashback e super cashback e come spiegarlo con parole semplici ai nostri pazienti?
Il cashback è un'iniziativa messa in campo dal Governo per incentivare i pagamenti tracciati, quindi non in contante, attraverso un sistema di restituzione in denaro di una percentuale di quanto pagato (cashless), nell'arco di un semestre (per il cashback di Natale contavano solo le operazioni comprese tra l’8 e il 31 dicembre). Terminata il 31 dicembre l'esperienza del cashback di Natale, che dovrebbe rimborsare entro il 1° marzo ben 222 milioni di euro a chi (dall'8
dicembre al 31) è riuscito a fare almeno 10 operazioni cashless, ora è la volta del cashback standard. Dal 1° gennaio 2021, infatti, è partita l’iniziativa che ci accompagnerà fino al 30 giugno 2022: in questa fase viene riconosciuto un rimborso semestrale pari al 10% di quanto speso dal consumatore fino a un massimo di 1.500 euro a semestre e purché
si facciano almeno 50 operazioni cashless a semestre: di fatto si potrebbe trattare quindi di un rimborso massimo di 300 euro in un anno. Oltre il cashback c’è inoltre anche il super cashback, che è un premio che ammonta a 3.000 euro per i primi 100.000 cittadini che, in 6 mesi, ovvero dal 1° gennaio 2021 hanno totalizzato il maggior numero di transazioni con mezzi di pagamento elettronici. Ciò che conta è il numero di acquisti e non gli importi spesi. L’obiettivo è incentivare
l’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici da parte dei consumatori.

Le spese mediche rientrano nel cashback oppure il cashback cancella la possibilità di detrazione?
La risposta è affermativa, non c’è nessuna esclusione, dunque, per le spese mediche, anche in caso di detrazione. Questo dettaglio, infatti, non viene in alcun modo specificato dalla normativa vigente.
La detrazione delle spese mediche, l’acquisto dei farmaci e le visite specialistiche, non compromette l’accesso al bonus Cashback.